giovedì 5 agosto 2021

Agostino e Cartesio


“Noi ravvisiamo in noi l’immagine di Dio, cioè della somma Trinità. Certamente non è eguale, anzi assai differente e non coeterna e, per dir tutto in breve, non della medesima esseità di cui è Dio. 

Tuttavia è tale che nessuna delle cose da lui create gli è più vicina nell’essere ed è ancora da perfezionarsi in un rinnovamento continuo perché gli sia sempre più vicina nella somiglianza. Noi esistiamo infatti, abbiamo coscienza di esistere e amiamo il nostro esistere e l’averne coscienza. E per quanto riguarda queste tre dimensioni che ho detto, non ci rende incerti l’aspetto illusorio di una copia del vero. Non ce le rappresentiamo infatti col senso corporeo allo stesso modo degli oggetti esterni, come percepiamo i colori con la vista, i suoni con l’udito, gli odori con l’olfatto, i sapori col gusto, i corpi duri e morbidi col tatto o come riproduciamo in una rappresentazione o conserviamo nella memoria le immagini molto simili e non più corporee di questi sensibili o come siamo stimolati mediante tali immagini all’appetizione dei sensibili stessi. Ed è assolutamente certo al di là dell’illusoria apparenza delle immaginazioni e delle immagini, che io esisto e che ne ho coscienza e amore. In relazione a questi tre oggetti non si ha il timore dell’obiezione degli accademici: ‘E se t’inganni?’. ‘Se m’inganno, esisto’ . Chi non esiste, non si può neanche ingannare e per questo esisto se m’inganno. E poiché esisto se m’inganno, non posso ingannarmi d’esistere, se è certo che esisto perché m’inganno. Poiché dunque, se m’ingannassi, esisterei, anche se m’ingannassi, senza dubbio non m’inganno nel fatto che ho coscienza di esistere. Ne consegue che anche del fatto che ho coscienza di aver coscienza non m’inganno. Come ho coscienza di esistere, così ho coscienza anche di aver coscienza. E quando faccio oggetto di amore queste due cose, aggiungo un terzo aspetto di inestimabile valore alle cose di cui ho coscienza. Non posso ingannarmi di amare, poiché non m’inganno sulle cose che amo ed anche se esse ingannano, è vero che amo cose che ingannano. Infatti non v’è motivo d’essere giustamente biasimato e giustamente trattenuto dall’amore delle cose false, se è falso che le amo. Al contrario, se quei due oggetti sono veri e certi, non si può dubitare 

Che anche l’amore verso di loro, nell’atto che sono amati, è vero e certo. E come non si vuole non esistere, così non si vuole non esser felici. E non si può esser felici se non si esiste. Universale desiderio dell’esistenza”. 

Questo è il “De Civitate Dei”, XI, 26. E alle volte penso che forse sant’Agostino sarebbe potuto essere un Cartesio “ante litteram” (“Noli foras ire; in te redi, in interiore homine habitat veritas”: “De vera religione”, 39, 72), se fossero state distribuite diversamente nel suo pensiero fede e ragione… E certo non si tratta di cosa di poco conto… 


venerdì 7 ottobre 2016


L’ipocrisia della cd aspettativa di vita…


Se l’aspettativa di vita negli ultimi anni è aumentata, il limite massimo di longevità negli stessi anni non è più cresciuto. 
Se si possa fissare un limite naturale estremo invalicabile per la longevità, allora il progresso ad infinitum non garantisce, non significa, non vi equivale necessariamente, un aumento ad infinitum della longevità. Queste alcune fra le deduzioni di uno studio recente condotto da Xiao Dong, Brandon Milholland e Jan Vijg dell'Albert Einstein College of Medicine di New York e pubblicata sulla rivista “Nature” .



martedì 4 agosto 2015

Stirner e Hitler





max stirnerTanto con il movimento dei giovani anti-hegeliani (spregiativamente detti “hegelingi”...), illustrato da Löwith e Lukàcs, Engels e Marx, la filosofia sembrò volersi ricongiungere e saldare e con la vita (economica, sociale, quotidiana) e con la psicologia elementare (maggiori e più forti sono gli stimoli provenienti dal mondo esterno, maggiore è la spinta regressiva e/o la pulsione di morte: Freud), quanto Max Stirner dimostra che qualunque scrittore, chiamando in causa emotivamente il pensiero dei filosofi, già nell’Ottocento sarebbe potuto essere a sua volta “filosofo”; che parimenti, per la rivendicazione della umanità concreta, un cosiddetto "filosofo" di quel secolo avrebbe potuto precorrere il sentimento sociale e politico - mettiamo - di un Hitler, per dire: di quella piccola borghesia che tema visceralmente il precipizio della povertà (simboleggiata dai lavoratori manuali) causata-perpetuata dalla nascita e affermazione del capitalismo; e che anche Hitler fu volens nolens 'filosofo'. Che insomma ogni ribelle che sappia argomentare i suoi sentimenti vedendo castrazioni religiose e morali dovunque e scrivendo, proclamando efficacemente, ottenendo seguaci, può essere eo ipso detto “filosofo”, se la filosofia è fatta di parole, se essa ha dentro di sé una psicologia o sentimenti che la sovrastino, camuffandovisi, rendendola più facilmente praticabile, più accessibile, ecc. ecc. Con il che voglio anche dire: già, non possiamo non dirci un po' stirneriani... 

lunedì 20 luglio 2015

Il gatto e il suo contrario - Primi frammenti


CIÒ CHE È MORALE, CIÒ CHE È UMANO, CIÒ CHE È SOCIALE

... ho ritrovato in me certi frammenti, certe scritture (sedimentazioni morali...) delle quali non avevo comprensibilmente memoria... 


Il gatto che io non sarei mai potuto essere…
Mai sarò quel gatto che ora mi è dinanzi e mi sta fissando; il che un po’ m’inquieta…
Pur tuttavia io cerco di capire, disperdendomi passivamente nel “questo” e nel “quello” e dunque: che cosa sentirà mai quel gatto, che non ho mai visto? Che cosa vede-e-pensa esattamente?
Mettiamoci poi che quel piccolo felino si percepisca come un’anima scaltra, più della realtà… come accade a uomini poco lungimiranti… che poi da qualche parte inciampano…
In altre parole: io mai sarò quel gatto per il medesimo principio per cui mai sarei potuto esserlo…

Io, quell’antico venditore di tonno; o quel fante…
Potrei essere stato io quel venditore di tonno, tratto dalla necropoli di Lipari (370 a.C. circa), immortalato in un cratere a campana, nel museo Mandralisca di Cefalù… O sarei potuto essere forse io tale Buonconte da Montefeltro, che combattè alla testa dei ghibellini di Arezzo, l’11 giugno del 1289 nella battaglia di Campaldino, o - perché non? - il suo avversario Amerigo di Narbona, capo dei guelfi fiorentini…
E se fossi rimasto ucciso nella  battaglia d’Inab, quale principe Raimondo di Poitier, durante la seconda crociata (1149…)? …
E s’io fossi stato un fante dell’esercito di Carlo VII di Francia nella battaglia di Castillon, del luglio del 1453) ?...
E perché mai non sarei potuto essere addirittura Bonifacio VIII?....
Mah!… semplicemente me lo chiedo e non so se mi fa bene… allontanarmi così dalla presunzione di un “vastissimo presente”…

Invecchiare…
Niente più infinito… Avere la vita dietro; laddove l’insidia non sia fuori della coscienza… e navigare, comunque…

La sera dell’idealista
Al mattino lo sono obbligatoriamente, a causa della mia stessa vitalità, della lucentezza inimitabile del sole e del fatto che il corpo con i suoi meccanismi mi comanda; ma a sera sono puntualmente stanco di esserlo... un idealista...

Miei calcoli…
Tra cose e fatti, che mi accompagnano o che ritrovo nel mio cammino, provo a distinguere: fra quelle che mi riconducono al padre e quelle che a lui sono estranee… ora inizio anche a farmi di questi calcoli… ché sento che il mio spazio-tempo è ben ritagliato…

L’ovvio e il vissuto
Quando nacqui certo non mi domandai dove e perché fossi nato. 
Quando poi giunsi all'età “della ragione” ero troppo distratto dalla ragione… 
Ora che ultrasessantacinquenne trascorro più tempo in compagnia di me stesso e sono vieppiù mio ospite, mi trovo come su un’isoletta, in solitudine, a vedere che cosa significa “destino”... e a dire male, un po’, di chi avrebbe anche potuto non generarmi…
Ovvero: forse nulla può dirsi ovvio, quando lo si è vissuto…

Da una civiltà all’altra (forme dell'idealismo storiografico)
Recitano alle volte le cronache: rinvenuta nel mare tal dei tali in ottimo stato un’antica inscriptio risalente con ogni probabilità al sec. XYZ.
Che ne sarà del prezioso reperto? Esso sarà recuperato, trasportato nei laboratori della città di YZX e sottoposto all’esame degli esperti… e chi ne parla sapendo di che cosa sarà guardato con ammirazione…
Dunque una civiltà raccoglie, recupera le briciole di una civiltà che l'ha preceduta; mobilita i suoi studiosi cercando di interpretare, ricostruire... Chiude quelle 'briciole' in un museo, perché tutti possano ammirarle; e per il suo innato vitalismo idealizza… Già!; ma mi domando semplicemente: di che cosa si parla?

Un occhio azzurro, l’altro nocciola
Ricordo di un gatto, per me effigie fiorentina, quando tredicenne calcavo di buon mattino il legno di un ponticello sul Mugnone, nel mese di maggio… o nel dicembre, per recarmi alla santa Messa prima di entrare a scuola… Se ne stava puntualmente lì, accovacciato dietro la finestrella di una cantina e mi guardava, quasi fossi una consuetudine di cui comunque diffidare. E lo ricordo bene: aveva un occhio azzurro e uno nocciola…

La ‘obiezione’ della gallina
Il gatto è la libertà, vissuta, ammirata e/o detestata, di chiunque; ne è la rappresentazione, ne è divenuto un simbolo, divertito…
Scriveva Rousseau: “Agli uomini non piacciono i gatti perché il gatto è libero e non si adatterà mai a essere schiavo. Non fa nulla su vostro ordine, come fanno altri animali” (Boswell, Visita a Rousseau e a Voltaire)… Ovvero  in risposta alla obiezione della gallina, ché anch’essa disobbedisce: vi sono animali che non vi obbediscono perché non vi capiscono; ma il gatto è proprio perché vi capisce che non vi obbedisce… E dunque: gli uomini amano ciò che obbedisce, forse anche, ma un po’ meno, ciò che se non obbedisce è perché non capisce…

Il gatto e l’anima
Il piccolo Alessandro che trovava i gatti divertenti un giorno diede un calcetto in testa a un vecchio gatto che se ne stava buono buono accovacciato - e quello reagì, scattando su, graffiandolo in viso, facendolo fuggire singhiozzando… Che quel calcio fosse equiparabile a una prova ingenua, per vedere se i gatti hanno un’anima?

Dietro le parole…
Le parole fanno presumere che dietro di esse vi siano pensiero, bellezza, azione…
Insomma: nessi profondi fra parola e animismo…

Il maggior difetto
Temo la ingovernabilità, di persone e cose; e meglio: temo sia questo il mio maggior difetto… o il colore che più si addice alle mie paure…

Affordance
Affordance: dare, permettere, concedere… concedersi… ammaliando…
Il neopositivismo mediatico ne è quasi eccitato…: sono i colori del fiore che attraggono l’insetto… magari per divorarlo; è il profumo dato sulla pelle per attrarre sessualmente… è insomma linguaggio di possesso, dominio, guerra, annichilimento…

Il principio di ‘conservazione’
Vi sono verità che potrebbero cambiare il mondo ma che pur se rivelate le cose restano così com'erano: accade, alle volte, perché si preferisce non aver sentito, si rifiuta la verità evidente, pur di conservare la propria condizione, bella o brutta che sia...

Questione di paura?
No so quale sia l’esatto confine/esatta distanza, fra la paura e l’istinto di sopravvivenza…. Questione solo di parole?...

Pensare il bene
Quanto pensare il bene è veramente pensare? Il popolo o se si preferisce le borghesie ignoranti vivono il bene come una illusione, non essendo in grado di pensarlo…

La fine della storia
La fine della storia, proclamata a suo tempo dal russo Alexander Kojève negli anni 1930, può dirsi un guadagno per la conoscenza o il semplice sfaldamento di un mito, o se si preferisce di qualcosa da pensare? Paura che la storia non potesse farla più l’occidente, segnatamente la Germania; o semplicemente un prendere atto che la storia come concetto unitario non ci sarebbe più stata?...

Quale... storia?
Che cosa resta a noi della Storia, se decostruiamo tutto - e a prescindere dal sentimento con cui lo facciamo? 
E a che cosa conduce in fondo il decostruire, se non a illustrare questa o quella vicenda vissuta soggettiva, di chi la cd. "storia" l'ha patita, o la patisce, ignorato da tutti?

Ancora domande sul tema ‘storia’
Che cosa è mai, in Italia, la storia? È lo stesso che in Francia, o in Cile, o negli Stati Uniti d’America?… Perché sono convinto che il concetto cambia, a seconda della natura e cioè dell'antropologia… e dico in Italia, se non fosse che la medesima domanda se la possono rivolgere i cileni, o gli statunitensi…

Poetesse, musici e teatranti
Ogni tanto mi domando: quale sarebbe il sentimento di realtà se non vi fossero poeti e poetesse, musici e teatranti?

Le teorie della felicità
Le teorie della felicità sono basate sulla scissione della medesima dalla condizione economica. Beh!: applichiamoci pure una qualche dottrina dello scopo...

Scepsi
Tale è l’andamento delle cose per cui io oggi, ancor prima di dire “ignoro ciò che è”, debbo dire “ignoro ciò che accade”… e cioè sento che mi sfuggono le ragioni profonde e di conseguenza i possibili sviluppi…

Sparta e Roma
Quanto delle antiche virtù - dico di Sparta e di Roma per chi ne possedesse - merita di essere coltivato e non confuso con le forme di Stato e di Governo, o con le tabelle del credo religioso?

La perfetta interiorità
Una interiorità che prescinda completamente dalla esteriorità? Una tua interiorità, naturalmente… E capisci poi che se anche presenti o prevedi le cose, ciò significa per te solo… e cioè significa e non significa… ed è anche la illusione di una magia…

Il doppio volto religioso…
La religione si può dividere in due aspetti: l’uno teologico, basato sull’esercizio razionale intorno a un principio dato per ‘certoì; l’altro superstizioso, di credulità pura, basato sugli istinti, non razionale… (certezze, paure, ecc.)… L’uno si addice al potere sacro istituzionale; l’altro alle credenze popolari…

Il bisogno di paura
Vi sono persone - credo non poche - che hanno bisogno di qualcosa che faccia loro paura: per dare un senso pratico alla vita. Ma costoro credo non facciano altro che sviluppare qualcosa di radicato, che fa parte della stessa natura umana. E i meno colpevoli sono coloro che tentano di contenere la loro predisposizione alla paura: la quale, al pari degli stimoli o pulsioni in genere, ciò che chiede ai virtuosi è di essere arginata...

Cambiare il mondo…
Ma sono le verità o non piuttosto le bugie - per dire anche il correr dietro, o se si preferisce l’aggrapparsi, alle illusioni - che cambiano il mondo?

La “felicità”
Sulla etimologia non ho molto da dire… Presumibilmente è latina ma si sa: la radice non dice più di tanto e l’etimologia non è mai certa, rischiando di ridursi a una questione di stile e di autompiacimento... Qualcosa pertanto desumo dalle spiegazioni, ovvero:
soddisfacimento, appagamento, accontentarsi di ciò che si ha.
Assenza di turbamenti.
Favore degli dei.
Ricchezza di risultati.
Esserlo senza saperlo (idea simpatica, stravolgente, manipolatoria…).
Vittoria sulla paura (“Felix qui potuit rerum cognoscere causas …”).
Le teorie della felicità
Le teorie della felicità sono basate sulla scissione della felicità dalla condizione economica. Beh!: applichiamoci pure una dottrina dello scopo...

Felix qui potuit
Il Felix qui potuit delle Georgiche mi riconduce al poema scientifico: il verso che parla della verità, quasi oracolo (?); Virgilio che risponde a Lucrezio (de rerum natura)? Alcuni dicono di no (Boyancé che si riallaccia alla concezione cosmica del pitagorismo e del platonismo), altri di sì (ad es. Piazzi, Traina)…

La mia felicità
Quando le persone che conosco sono in vacanza, io sono in vacanza; quando le persone che conosco sono felici io sono felice…

Curiosare nell’altrui
Mai curiosato nella infelicità altrui. Mi domando: è un bene o un male?

La filosofia del fare
Vivere in forza di una politica e filosofia del fare? Ciò avviene e in misura superiore a quanto comunemente si pensi …

Il maltempo e il filosofo
Il maltempo congeniale al filosofo? Beh, dipende…

La scrittura
Scrittura è trauma, ma formale… un buttar fuori, svendere pathos…

Pittura e lavoro (pensiero economico…)
Ammiro il pittore che sappia ritrarre il mondo del lavoro e meglio immortalare un momento del lavoro manuale come si può ritraendo un tramonto, un lago, un frutteto: senza poter distinguere fra ciò che è e ciò che accade...Inizio modulo

Lo scettico
Se è umano che si giunga a definire stupenda, meravigliosa, ecc. una cosa insignificante o negativa, beh, allora mi resta sempre un motivo in più per essere scettico e ritenere le cose prive di un senso finale…
È anche vero che la saggezza alle volte è nel suo potersi confondere con il suo contrario… Un giorno un mio vecchio amico alla mia domanda: ‘ma perché stiamo brindando, oggi non è nessuna festa’, rispose: ogni giorno v’è qualcosa da festeggiare… Già: attribuzione banale di senso; ma è proprio qui che si rafforza il mio scetticismo…

Il dramma “libertà”
1.- Della libertà è fonte ciò da cui ci si vuole liberare: è caduta tentata dello stato di angoscia… ma allo stesso tempo essa è indotta dall’angoscia della morte… Dunque essa sarà sempre provvisoria, incompleta e avrà in sé qualcosa chiamato a presupporla.
2.- Libertà è enormità ed è puro cambiamento; qualcosa che non riesce mai ad eguagliarsi, per valore: liberarsi dall’amore per un figlio, liberarsi con il delitto da qualcuno che ami ma ti censura, ti opprime; liberarsi dal tempo, ché esso t’impone di produrre per te altro tempo…
3.- Libertà è ‘non ansietà’? E dunque mi domando: ma allora l’invito, o l’impulso, qual è? A cambiare incessantemente la nostra vita, o a lasciare semplicemente che il fiume faccia il suo corso?
4.- La libertà non ha un colore, lo cambia in continuazione e sembra poter nascondere in sé il suo contrario.
Con il Saggio sulla liberazione il prof. Marcuse, nello spirito dei moti del ‘68, additava una chance per i giovani: combattere per un ideale ma vivendolo prima ancora di averlo bene identificato… Era una spinta vitale e già in questo v’era quasi un segnale, un dubbio, sull’oggetto: dunque si sarebbe potuto trattare di qualsiasi ideale?… Prima che alle soglie del Duemila, rinascendo nei giovani la paura per la fine millennio, la liberazione potesse parlare altro linguaggio, avere tutt’altro colore, il nero…
5.- La libertà è liberazione dallo straniero, dall’alieno, dal barbaro, che sentiamo come invadente… E non è una cosa bella…
6.- E se la libertà fosse bella, armoniosa e mirabile o facile, naturale, ecc., come una dèa dal nudo impeccabile? Quando invece essa è ardua, è qualcosa che infastidisce o ferisce, o uccide…

Il paese delle chiacchiere
Il guaio, per un paese di chiacchiere e chiacchieroni, è che anche le idee e i concetti intelligenti, al pari delle scoperte scientifiche, si tramutino automaticamente in chiacchiere...

L’ignoranza della storia
Non so quale senso abbia parlare d’ignoranza della storia se non si è compreso bene che la verità storica non è un passato bell’e compiuto ed è invece qualcosa che si apre continuamente, non astrattamente, riflettendo, raccogliendo prove e testimonianze, riesaminando le cose...

Imperativi morali
Mai idoleggiare ciò che accade se non altro perché è solo potuto accadere. Ora, chi mi sa dire perché questo è compatibile con la concretezza e la irreversibilità dei fatti?

Sapere e solitudine
Che sia alle volte il sapersi ascoltare il vicolo più luminoso verso il sapere?
“Quando un uomo sa più degli altri diventa solitario” (C.G. Jung, Ricordi, sogni, riflessioni). Forse “perchè nessuno è più sensibile alle relazioni del solitario, e l'amicizia fiorisce soltanto quando un individuo è memore della propria individualità e non si identifica con gli altri”? Non solamente, perché è la nostra essenza che ha l’ultima parola… e sapere di sé è un po’ saperne più/diversamente dagli altri; il che però può essere ovvio, non soddisfacente…

I confini dell’amore
Amo il mio cane, anche se non saprei dire di quale amore… ma se ogniqualvolta io mi avvicino esso mi morde… beh, allora!!

Realtà e futuro
La realtà è il futuro, diceva il mio vecchio amico Giorgio, frutto instancabilmente acerbo, splendente sensibilità; il che può significare più cose allo stesso modo: che se dire il futuro equivale a dire qualcosa di vago e indefinito, dire la realtà è un po’ la stessa cosa; che realtà è ciò che si farà e meglio si saprà fare, sia per richiamare il principio di volontà, sia ponendosi tale aspetto in linea con quel “la realtà è ciò che si produce” di Derrida e con la illustrazione deleuzeiana della macchina.

Le parole e i fatti
Nulla di più naturale e però sorprendente, aleatorio, che negli uomini cosiddetti “storici” le parole pesino come fatti… e insomma, a queste cose bisogna starci attenti… Si dia uno sguardo per esempio a certi brani esemplarissimi del prof. Herbert Marcuse (Ragione e rivoluzione. Hegel e il sorgere della ‘teoria sociale’ [1941], Bologna 1997, pp. 333-434): “Tutti gli elementi fondamentali della filosofia di Gentile dimostrano che essa è l’esatto opposto di quella di Hegel, ed è proprio per questo che essa si identifica direttamente con l’ideologia fascista. L’identificazione del pensiero con l’azione e della realtà con lo spirito impedisce al pensiero di prendere un atteggiamento di opposizione nei confronti della ‘realtà’….”. Già: due cose mi amareggiano qui: che Marcuse non lo ricordi quasi più nessuno, forse perché non era un politician, allo stato puro; e che grazie agli opportunisti del pensiero (inconsciamente lo era anche Gentile?) si sia data la chance di tradurre il negativo in forza positiva, il disvalore della prassi di ogni pragmatismo (filosofia triste…) in valore.
E poi in questo una terza mi colpisce profondamente: che il fascismo (Gentile, neopositivisti, vitalisti, …) quanto meno in Italia, sia divenuto la filosofia della vita quotidiana…

Filosofia e interpretazione
Può bastare una dottrina filosofica ufficiale a rendere ragionevole un regime politico violento? Può bastare una filosofia prevalente a spiegare un regime politico ad essa coevo?...

Riflessione n. 1 sulla distanza
Tanto il concetto è distante dalla realtà quanto esistono più realtà; quanto Tokio dista da Parigi… quanto io non posso volare… Ovvero la distanza non la si può annullare; è lì prorio per questo… v’è qualcosa in essa che lavora in silenzio…

Riflessione n. 2 sulla distanza
Hegel diceva, ne le orbite dei pianeti: ciò che esiste per la matematica non è certo detto che esista realmente; dov’è ad esempio una tangente? Ovvero - mi provo ad aggiungere -: perché definire un fenomeno in fisica ricorrendo a più di una regola - o quasi…?

Il piacere
In un film che ti procuri piacere l’importante è che ti sia procurato il piacere, a prescindere dai contenuti e dalla specificità del film (che è solo un balocco, che prima o poi si rompe). È un po’ la teoria, greco-antica, della catarsi…

Le inosservate macchine
Si tramanda di una bambola meccanica, Francine, che Cartesio avrebbe portata sempre con sé e che un giorno, durante un viaggio in mare, vi sarebbe stata gettata da un ufficiale di bordo, andando smarrita…
Si sa che una macchina semplice ebbe a decapitare re Luigi XVI di Francia, tanti preti e aristocratici, finanche Robespierre e i suoi amici…
La differenza nella prima guerra mondiale la fecero gli armamenti: le mitragliatrici, i tanks… E la rivoluzione culturale fu pensare gli aeroplani non già come ricognitori di azioni a terra ma come protagonisti…
Forse è stato l’ingresso dell’èra atomica, mutando l’ordine delle armi, a incidere sul futuro della umanità…
È forse strano che la coscienza storica tenga un po’ le macchine nel guardaroba, disconoscendone i ‘meriti’? Perché insomma certe repressioni o meglio rimozioni?

Terra, terra!
Terra, terra! Gridano nelle iconografie e ricostruzioni e fumetti i marinai di Colombo… Beh: quante esclamazioni si può dire racchiudano in sé un pari grado liberatorio? Meglio: non è questa la esclamazione liberatoria per antonomasia,  l’uscita dal tunnel, come si dice?

La lettura come prodotto
Ogni lettura è un prodotto che va consumato; è un cibo confezionato, cellofanato; che è bene comunque assaporare, se proprio non si ha tanta fame… Anche se poi spesso resta lì, come sbocconcellato….

L’eccezione
L’animo umano è più probabile che eccepisca allorquando essendolo teme di essere sostanzialmente d’accordo…

Le tante storie
Quando si dice: ognuno ha la sua storia, si crede un po’ che ognuno ne sia padrone…

Libri e idee
Forse vi sono concetti o idee per acquisire i quali non è necessario leggere libri, se non altro perché spesso l’autore - tale è l’impressione - ha per lo più bisogno di chiarirsi con sé stesso…

Prevalere del sonno
Coricarmi a tarda sera con un pensiero fisso che non mi abbandona, che mi assilla e poi… saltare in altri pensieri completamente estranei ma che sembrano contigui, continuativi… Allora credo di capire che ricorrono le condizioni perché il sonno prevalga…

La vera maturità
La vera maturità? Quando ad esempio i figli sono persone che bussano alla tua porta… e tu osservandoli ti domandi donde possano venire…

Zone d'ombra
Se posso arrivare a dirmi un giorno: “la vita è bella”, allora due sono le cose: o non avevo capito prima o non capisco ora…

L’antropocentrismo
L’antropocentrismo: imposizione della propria immagine, sentimento del sé come richiesta di essere rispettato, riverito, posto al centro delle attenzioni, applaudito, che insomma mira a togliersi dall’anonimato il più possibile, sino all’attribuzione di poteri magici, è una malattia che colpisce in maggioranza, a propria garanzia, coloro che avendo quell’ambizione mai potranno saziarla…

I miei limiti
Solo dando il meglio riesco a mettere in chiaro e svelare i miei limiti…

Le branche della follia
E se le varie singole branche del sapere altro non fossero che le molteplici branche della follia? Che cosa è infatti presumere di poter sapere sapendo di non poterlo mai veramente?

Vero e falso
È vero ciò che può essere falsificato… È un’affermazione logicamente fondata quanto curiosa; formale sì ma che aiuta i falsari… ed è comunqe un criterio, come ve ne sono altri…

I proverbi popolari
Quanto è arrendevole, fatalista il proverbio popolare! Vi si respira l’aria viziata della rassegnazione… e insomma un medico onesto prescriverebbe una buona iniezione di “non”…

Proverbiucci…
Chi non semina non raccoglie.
Non date a Cesare ciò che non è di Cesare, non date a Dio ciò che non è di Dio.
Chi non la fa l’aspetti.

Magie
Non pretendo che vi sia reversibilità nel tempo ma sarebbe bello, sarebbe rilassante ogni tanto poter tornare indietro - mettiamo - di tre mesi… e riprendere in modo diverso da dove si era lasciato…
Un momento! E se ciò fosse possibile, normale, ovvero se per assurdo esistesse da qualche parte una cultura del “non-tempo”?

Le due classi della conoscenza
Conosco due classi, dell’essere che sente e conosce: quella dell’attribuzione di valore e/o di senso e quella dell’avvicinamento al massimo intellegibile, o degli illuminati… beh!, poco o nulla mi distoglie dal credere che le differenze siano sostanzialmente motorie

L’essere minimo
La naturale necessaria passività del mio dispormi ad apprendere credo mi condanni, di quel tanto che essa garantisce la salvezza del mio essere minimo, o - se vogliamo - pedestre…

Le istituzioni
Fino a non molto tempo fa, nel mio tempo di mezzo, guardavo alle istituzioni (politiche, giuridiche…) con il rispetto che dovevo a mio padre. Poi ho iniziato a capire: la fonte era la medesima della mia affezione per la filosofia: gli occhi, o tenuti bassi o levati al di sopra delle cime degli alberi… poi sarebbe venuta la sistematica, poi la observation

Le maschere
Le maschere, per dire però le personae significative, simboliche, sono un po’ come le istituzioni (laddove il diritto confina col fatto): un punto di riferimento per il credere sociale, che ci vuole sempre…

Antropocentrismo e classi sociali
La sensazione ora mi è chiara: l'antropocentrismo - esercizio psicologico finalizzato a una interiorità quasi assoluta - aumenta quando all'aumento del divario tra le classi sociali si associa la evoluzione delle tecnologie personalizzabili...
Antropocentrismo nella scienza, anzi al suo fondo, come radice magica della onnipotenza del pensiero…

La "piramide dei bisogni"
Dice la teoria della piramide dei (5 tipi/livelli di) bisogni, di Maslow, che nelle società economicamente più progredite, in cui i bisogni di livello gerarchicamente inferiore (bisogni fisiologici, di sicurezza…) sono comunemente soddisfatti, la motivazione alla stima e all’autorealizzazione prevalgono su altri bisogni gerarchicamente inferiori. Qui invece assistiamo a una società “avanzata”, in cui al progressivo non soddisfacimento dei bisogni primari di livello inferiore corrisponde una espansione di quelli di ultimo livello…

Crimine e pensiero
Forse non sarò mai fra quanti considerano la mente criminale capace di forme di pensiero…

Il rispetto degli altri
Sarai rispettato se vedono che spendi molto… Ovvero tutti corteggiano quella condizione apparente a prescindere dalla tua sostanza patrimoniale, e vorrebbero trovarsi al tuo posto… e dunque avrai rispetto e invidia…

Paura della felicità
Si dice: “paura della felicità”… Mi è capitata questa frase iersera, seguendo la Tv… Era una intervista al prof. Galimberti, che tutti conosciamo…
Paura della felicità ovvero di essere diversamente, finanche di stare meglio; laddove però - si badi bene - la felicità ha il difetto di non essere garantita, di non essere pre-definita… altrimenti appunto non si direbbe così…
Dunque forse l’espressione è alquanto vaga… Ma è come se un’ombra mi fosse entrata in casa: libertà di cambiare; laddove l’essere felici è cosa metaforica… o quanto meno ha il sapore dell’infinito… e dunque dunque siamo alle solite…

Il macigno di Pascal
Provo a immaginare un Pascal rabbioso… in cuor suo ribelle, o prometeico… Difficile immaginare quanto magari potesse esserlo dentro di sé, a dispetto della sua filosofia pacata, rassegnata, un po’ congeniale al martirio, quando ad esempio scriveva: “Ma, anche se l'universo lo schiacciasse, l'uomo sarebbe ancor più nobile di chi lo uccide, perché sa di morire e conosce la superiorità dell'universo su di lui; l'universo invece non ne sa niente” (Bl. Pascal, Pensieri). Ovvero: io muoio cosciente; ma non lo è, cosciente, il macigno che mi schiaccia (Rigobello).

Scrivere di filosofia
Io posso scrivere di filosofia come un romanziere e cioè d’istinto, di getto. Posso scriverne come un vecchio saggio, affetto da religiosa prudenza, il quale spende poche parole semplici per esprimere un concetto. E posso scriverne… tacendo… e magari con gli sguardi, o con i gesti…

Uomini della promenade
Si diventa uomini della promenade, passeggiatori contemplativi, filosofici e solitari insomma, per causa degli altri che per fare un passo, se mai lo faranno, o per capire una cosa… c’impiegano troppo tempo…

L’approdo
Molti anni fa in Tv v’era un programma letterario intitolato L’approdo. Ora io lo ricordo, quanto senso consolatorio e non solo nella sigla musicale, che correva sull’onda della soave malinconia…. Era forse il suono di un tramonto, prima ancora che soavità?

Pessimismo e ottimismo
Io che sono considerato pessimista debbo alle volte trasmettere il mio incoraggiamento ad altri e fingermi ottimista… Capita; o non è forse pur riferendomi io ad atti voluti, che io sono più ottimista di quanto non creda?

Il primo giorno
Strana sensazione, che ho da qualche tempo: ogni giorno che inizia è come non potesse non essere il primo giorno… …

In compagnia o cosa di noi stessi?
Alle volte ripensandoci mi domando: che cosa è preferibile, “soli con sé stessi”, “in compagnia di sé stessi” o “in compagnia di noi stessi”? Ma così non si va oltre?

Lezioni dal tempo
È vero: da vecchi si fa, più che da giovani, come se si avesse solo futuro: il futuro è aureo, il futuro è buio... Ma è vero in questo, parimenti, che col trascorrere degli anni si apprende a considerare come massimo ciò che una volta era il minimo…

L’ostilità
L’ostilità, homo-hostis, ovvero il senso d’inimicizia, tanto è ineliminabile quanto si divide in manifesta e nascosta… e alla seconda tocca in sorte di essere sorprendente, pazzesca, ecc. soprattutto quando v’è la mano armata che uccide, nel rispetto dell’etimo della parola…

La ‘troppa’ morale
Se la morale nel pensiero e nell’azione è troppa, sino a soffocare gli spazi dell’intelletto, allora non è presumibilmente buona morale.

Teoria dell’attimo
Tanto è vero che ogni attimo è assoluto quanto lo è che l’intera vita è un attimo. In altre parole: o è che due verità opposte sono conciliabili, o che non si tratta nel nostro caso di verità opposte. E insomma: se si cercano verità ecco che l’una vale l’altra… ?

Estraneità del tempo
Il tempo ha per caratteristica di essere sempre estraneo a sé. In questi termini, che il tempo esista o meno, (ora) io sono per ciò che sono ora… e qui ci sta eccome l’essere in presenza

Tempo e linguaggio
Non credo al tempo e basta, a un concetto che indichi qualcosa che è eguale a sé stesso, un principio unitario; conosco solo invece un tempo di vita, un tempo di lavoro, un tempo di percorrenza, ecc.… Che poi tutti siano raggruppati e astratti in categoria, beh, … è questione riservata al sermo, ovvero sono i giochi del linguaggio…

Scrittura e suggestione
Le parole spese bene vale a dire quelle che si addicono agli scritti che siano veramente stati 'scritti', danno la sensazione come di un nutrimento: leggiamo per afferrare il senso e cioè mangiamo e non pensiamo ad altro… e anche: non abbiamo più fame…
Il dramma a questo punto però può essere il seguente: parole spese bene o non piuttosto parole suggestive, o ipnotizzanti?... o anche: suggestione della parola?...

Che cosa è “filosofo”
Il filosofo, mi domando, è necessariamente più cinico o più metafisico? Egli deve amare più la matematica o il quotidiano, più le scienze positive o il sociale? Come dire?: il semplice fatto che ci si possano porre domande simili sta a dimostrare quanto sia sfuggente la definizione di filosofia…

Tossicità del passato
Beh!, perché non? Sarà romanticismo, nel senso vero però e non volgare della parola. Sarà regressione; ma il passato è anche come cibo, da cui disintossicarsi…

Dalla notte all’alba
Un tempo non vedevo l’ora che giungesse la notte, il sonno ristoratore, antica immagine se non erro di Euripide. Ora non vedo l’ora che giunga l’alba, per ripropormi alla vita. Già… troppo tardi per piangere sulle mie sconfitte?

Presentimenti
Alle volte le venature di una stagione sembrano precederla… nel bel mezzo di gennaio ad esempio avere sensazioni tipiche di giugno… Già: accade… e questo aiuta…

La sigaretta del moralista
Pensare da moralista alle volte è come quando si è da poco fumata una sigaretta e non lo si sa…
Con il fumo di una sigaretta è come se mi volessi purificare… bruciare un po’ almeno l’anima, le sue impurità…

Club “Lamettrie”
Basta, per asserire che l’uomo altro non è che una macchina, osservare come progressivamente e inesorabilmente con l’incedere dell’età senile certe singolarità comportamentali o certe abitudini delle persone tendano a dilatarsi, guadagnando/rubando tempo e spazio e dunque mirando a conservare?

Macchine di carne
“Macchine di carne”, così ebbe a definire gli esseri umani Marvin Minsky, padre o fra i padri della Artificial Intelligence. Già: troppo semplice, detta così! E a quel punto mi sono affannato a sceverare il corpo dall’anima… sono andato a ripassarmi le certezze di père Descartes, ruzzolando un po’ presso il confine tra divino e umano, sogno e realtà…

Il camminare-pensare
Che camminare sia (come) pensare è verità consolidata (ricordo ad esempio Diderot): muovere il corpo nello spazio, muovere la mente, procedere, liberare il pensiero dalla condizione particolare come da un limite, da una gabbia, dall’antro di Platone; forse una sosta di anabasi; ecc. ecc. E parimenti si può constatare di persona quotidianamente come pensare valga a toglier via la malattia, non solo nervosa e/o a disintossicare… E che così facendo si eriga il moto a primo principio… noi siamo quoquo modo la notra vitalità, che si difende e si nobilita…

Il “non pensiero”
La troppa velocità nel pensiero equivale grosso modo al non pensiero. E questo chiama in causa anche la psicologia, come moda e senso comune, ché essa pretende di essere un freno alla istintività ma a sua volta rischia d’incorrrere nel medesimo errore. Essa sembra scivolare su una superficie piatta…

Teoria e prassi
Ritrovare la propria vulnerabilità, o imperfezione; essere così troppo onesti con sé stessi, troppo pensanti: beh, i prepotenti e gl’impostori non vi chiedono di meglio…

Logicità o animalità?
La logica troppo meticolosa, che segue ogni minimo aspetto delle azioni, che cura in maniera quasi ossessiva ogni particolare coordinandolo con gli altri particolari, e che soprattutto tenta di organizzare ottimizzando, non somiglia forse un po’ alla sapienza innata degli animali, che fanno le cose nel modo migliore che sia pensabile o attuabile? Ma non saprei se logicamente?

Scrivere, anticamente
Scriveva ad esempio Tacito nelle Historiae (V.5): “Hi ritus quoquo modo inducti antiquitate defenduntur”. Ma non è forse questa la sostanza del comportamento e dell’istinto conservativo? E mi dico: possibile che per gli Antichi scrivere ed esprimere concetti essenziali fossero un tutt’uno e la cosa più facile e naturale? E pensare che oggi noi abbiamo bisogno di immagini, allegorie, fotografie e quant’altro, nella speranza di farci capire; ma davvero per aiutarci?

Ahi, Italia!
1.- Italia, paese delle meraviglie - per dire sovente di ruderi -, in cui tutti nascono prìncipi e in cui in troppi spendono il proprio tempo di vita nel tentativo di dimostrarlo…
2.- Riprendiamo un po’ in mano la storia d’Italia… Non so, proverei con qualche nesso fra lo Stato borbonico di Napoli e le antiche culture meridionale e insulare, quest’ultima magari che ha alimentato la cultura greca, per cui si parla di questa ma bisognerebbe farlo di quella. Beh, mi ci metterei pure, ogni tanto lo faccio; vedo però una parabola e temo che certe possibili conclusioni, volte a trovare leggi storiche, sarebbero atroci o quasi, per il nostro Meridione…
3.- Una idea come altre: perché non riscrivere qualcosa di reichiano o freudiano, a proposito della ‘nostra’ storia. Ad esempio: Italia delle masse e analisi dell’io… ovvero: del paganesimo, del fascismo, dei principati, riuniti in un unico carattere dominante…
4.- Nulla come il costume medio italiano delle parole dimostra la fondatezza della teoria freudiana dei brandelli di memoria, che si ereditano: in fondo è questo ciò in cui ci si rifugia, la memoria di un passato glorioso, e meglio: che si assume come tale…
5.- Dato il caos civile e amministrativo in cui si trova a nascere, l'italiano medio invece di crescere civilmente e moralmente impara assai presto a cogliere le opportunità e dunque a essere "opportunista"... invece che ad amare gli studi e il progresso delle scienze e della cultura a essere “pratico”…

La morale della crisi
La solitudine, l’abbandono, l’anomia, la perdita dei freni inibitori scambiata per libertà, libertà e diritti dell’uno addirittura promossi, contro libertà e diritti dell’altro: ecco dalla loro traduzione in morale e soggettività alcuni indici d’identificazione delle grandi crisi economiche…

Il primo conflitto mondiale
L’imprevedibile durata di un conflitto, le differenze organizzative che ne emergono imperiosamente e il rincorrerne le soluzioni, ma molto la differenza tecnologica…

La bellezza della danza
Una mia amica, cattolica fervente, riteneva sorprendentemente che la danza fosse la massima espressione della libertà… e io, conoscendola un po’, ne rimasi sorpreso, non favorevolmente… perché io di mio mai e poi mai potrò ammetere la bellezza della danza…
La danza, come la canzone, come il linguaggio sono fondamentalmente cose che accadono… e qui a me giudicare dagli effetti non basta… ci vuole la sostanza… e l’immaginazione corre al masochismo, ai baccanali, ecc.

Il senso di colpa
Quale la caratteristica del senso di colpa: che esso esiste nella psiche senza che si sia colpevoli… o che non si crede di esserlo pur essendolo?

Macchina
Macchina: insieme di oggetti, processi, prodotti e assemblati per funzionare come insieme e ottenere determinati prodotti o risultati… Insomma una delle parole “fortunate”…

L’inguaribile del letterato
La carta, la materia-carta delle pagine, dei fascicoli, dei libri, che si vede, si tocca, si prende, per il letterato è gea, la terra, che alle volte egli ha bisogno di sentire, di toccare con mano, per riprender forza e fiducia, e insomma: per ritrovarsi, sentiri pago di sé…

Foemina Europa
Le posizioni di Eric Zemmour, giornalista francese, possono certo fare discutere, quanto meno per la loro essenzialità. Egli a proposito dell'accoglienza e della integrazione definisce la nostra società "femminile" («Abbiamo rifiutato la soluzione da uomini, quella che respinge chiunque venga percepito, anche inconsciamente, come rivale nella competizione per la conquista della donna. Abbiamo preferito la dolcezza di una soluzione femminile, l’accoglienza, l’integrazione. Questa parola è diventata magia, religione, esorcismo. Ha rimpiazzato il modello dell’assimilazione. Rinunciare ad assimilare gli immigrati e i loro figli vuol dire rinunciare a imporre loro - virilmente - la nostra cultura. Di fronte a quest’ultima prova di debolezza, così femminile, i figli di quegli immigrati preferiranno riavvicinarsi alla legge del padre, trasfigurato, idealizzato e vendicarlo. In base a questo, trasgrediranno disinvoltamente la legge, odiata matrigna. In questa società di “ragazze”, loro saranno uomini....» - E. Zemmour, Sii sottomesso).
Ma certe posizioni - pur non spiegando tutto o non sapendo spiegare le cose che in questo modo - dovrebbero fare riflettere, oltre che discutere, se non altro in presenza di condotte crudeli e 'virili' giustificate con l'adesione fanatica a religioni diverse dal cristianesimo... che magari identificano pericolosamente il femmineo col cristiano... Se una cosa accade non è detto che sia giusta o ragionevole ma essa va interpretata... sino con argomentazioni che si possono non condividere... soprattutto considerando che non si tratta di metafore ma di antropologia…

Platone e gli animali
Dice Carlo Sini, nel suo lindo ‘cattolicismo’: quando si parla di anima non si può prescindere da Platone…
Vero; ma il problema è anche: come bisognerà spiegarsi la vita umana, se si rifiutano bende, maschere e sogni?
E poi riprendiamo l’antica questione: che cos’è l’anima degli animali?? Anche come licenza?…

Necessità di Micromegas?
“Questo atomo mi ha misurato! È un geometra, conosce la mia altezza: e io, che non lo vedo che attraverso una lente, non conosco ancora la sua!”
“Certo, vi ho misurato” disse lo scienziato, “e misurerò anche il vostro grande compagno”.
“O atomi intelligenti, nei quali l'Eterno ha voluto rivelare la Sua abilità e la Sua potenza, voi godrete certamente gioie purissime sul vostro globo, perché avendo così poca materia e sembrando tutto pensiero, dovete passare la vita ad amare e a pensare: è la vera vita dello spirito. Da nessuna parte ho trovato la vera felicità: senza dubbio essa
è quaggiù” (Voltaire, Micromegas, VII).  
Voltaire - suppongo - sapeva di divertirsi scrivendo; ma sapeva o non di bluffare un po’, quando metteva in bocca al suo giovane gigante cosmico, Micromegas, la meraviglia: che degli esserucci o insetti o bacherozzoli microscopici quali gli umani potessero calcolare con tanta esattezza le dimensioni dello sconfinatamente più grande di loro? Mah, conoscendolo… e alla luce delle risposte del geometra francese (“Noi abbiamo più materia che non occorra […] per far molto male, se il male proviene dalla materia, e troppo spirito se il male viene dallo spirito”)… sentiva credo che doveva farlo, a fin di bene e cioè per incoraggiare il progresso e certa umanità dell’uomo, per contribuire a togliere dai soffitti quante più ragnatele dell’oscurantismo fosse possibile…

Sigarette e profumi
Il mio pensiero o si nutre di sigarette o si nutre di quelle essenze particolari che sono gli scritti di Voltaire…

Aforismi di Schopenhauer
La ricchezza è come l’acqua del mare: più se ne beve più si ha sete.
Il denaro è come Proteo: può soddisfare qualsiasi desiderio o bisogno perché convertibile in qualsiasi altro bene od oggetto del desiderio… (sintetizzando ma non troppo dagli Aforismi sulla saggezza del vivere, III).
Sino ad ora lo avevo volutamente ‘saltato’ a pie’ pari; ma ora debbo ammetterlo: Schopenhauer è stato un saggio ordinatore, dotato di grande equilibrio e di una grande lucidità mentale…

La perfezione che non è di questo mondo
Ritengo moralmente corretto non mitizzare mai né Dio né gli uomini, né i cosiddetti “alieni”… e teniamoci esenti dal tentare d’identificare qualcosa come perfetto…

Le “buone leggi”
Le “buone leggi” di cui parlava il Machiavelli non credo fossero le leggi giuste… e sono sempre anche invaso dal sospetto: che la rationabilitas di canonica memoria non risponda al buon uso della ragione…

Il surf
Affezionarci all’onda che ci perseguita, ci sovrasta, incombe e giganteggia dietro e su di noi, può ucciderci da un momento all’altro: questo è dire molto… quello che non riesco a imparare è che tutto ciò accade nella nostra parziale incoscienza…

Sport e sublimazione
Uno sport cosiddetto agonistico è cimentarsi con la vita, con la natura-ostacolo, con l’ostilità altrui in generale, con il proprio limite connaturato; e questo è sublimato nel cd. spirito sportivo o cavalleresco e di lealtà… stare alle regole, rispettare il nemico… risolvere i conflitti eleggendo i propri camphiones… come avveniva ad esempio nel duello giudiziario…

Il segreto della parola
Il vero motivo per cui una persona ti vuole parlare è solitamente l’ultima cosa che ti dirà, se mai te la dirà…

Il pensiero che precede il pensiero
Quando si scrive è come se il pensiero precedesse il pensiero… o meglio: è come se si predisponesse un habitat connaturato per il pensiero… il quale poi dovrà crescervi dentro. L’immagine è un po’ quella della gestazione dopo la fecondazione dell’ovulo; o l’altra, della “radura” in Heidegger, il suo modo di presentare la alètheia…

Medici-filosofi
Freud ha riscritto la storia dell’anima, per un tema in fondo non secondario… Con lui l’anima avrebbe fatto saltare il vecchio tavolo filosofico e sarebbe divenuta l’inconscio… ma per divenire nuova filosofia… ora so che la filosofia è come il corpo, racchiuso nel giudizio…

Il ‘complesso di Krono’
Tale è la fragilità, tanto è discutibile la consistenza della psiche umana, che non è detto che il padre che divora i figli o li immola al dio o agli spiriti non sia combattutto dal fatto di amarli… sacrificare quanto di più sacro si ha… e in questo debba come … trascendersi … ovvero Krono, Abramo, ecc. che non sapranno mai di veder tramontare il loro orgoglio…

La ‘morale’ della morale
Guai se non vi fosse, qualunque essa sia, una morale, quale modo o fonte di recriminazione, opposizione e non accettazione sia pure irrazionale, rispetto alla cd. realtà…

Prìncipi e “grandi”
Avere mani e piedi legati, a causa di una qualsivoglia forma di povertà o dagli affetti produce difetto di empiria e pragmatismo, di autostima spigliatezza e “coraggio” nelle azioni; ed ecco spiegata per buona parte la “superiorità” dei “grandi”; l’idea di amoralità, riservata ai molto ricchi, ai principi, ecc.; il miraggio di un superuomo… con il bilico della sua validità filosofica.

La maschera e il malfattore
Perché i criminali più insidiosi sono fra i migliori commedianti? E il dilemma del moralista è sempre quello: quand’è che la maschera tradisce il malfattore, o il malintenzionato?

Ancora sulla danza
Si danza da sempre per proteggere un buco, un inconfessato, una tana, una debolezza, temendo la defiance. Facendo dell’equilibrismo o del funambolismo lungo la semiretta del perturbante.

Randomness
Possibile, necessario, che vedendo una cosa si salti a pensarne un’altra, o si schiariscano le idee su questioni cui diveramente non si sarebbe pensato.
Possibile, necessario, che essendomi recato a comperare le sigarette e avendo scorto una bancarella “letteraria” delle ‘occasioni’ e avendovi acquistato un libro solo perché incuriosito dal titolo e avendolo poi letto e assimilati certi contenuti, o il carattere, io abbia redirezionato la mia filosofia della vita?

Lo strano caso del sig. Hurricane-Carter
Lo strano caso del sig. ‘Uragano’, pugile nero di sicuro talento, condannato ingiustamente, per via di persecuzioni razziali e poliziesche, a tre ergastoli per triplice omicidio…
Nel sedicesimo anno di detenzione, un ragazzo di colore di Brooklin, passando davanti alla vetrina di un libraio trova, un po’ stinto dal tempo, il libro autobiografico scritto da quel pugile nei primi anni di detenzione e tanto fa che riesce a farlo liberare... sì: è il trionfo della Giustizia (magari) Americana, certo; ma chi ha vinto veramente - mi domando - fra la Giustizia resa da un giudice e il Caso?

In libreria…
Me ne accorgo in una libreria, esaminandone i vari settori e i tanti tantissimi titoli: c’è una filosofia, personalizzata e iconizzata (nomi e cognomi), dei classici e ve n’è una delle cose: l’astrarre che trae ‘verità’ da un ombrello dimenticato, dalla passione per il gioco, dalla questione dei rifiuti, dalla sessualità femminile e maschile, da un software, da una serie televisiva…
Già: è da anni che si sono aperte le porte alle filosofie dell’esperienze… in cui nomi e cognomi non lo sono di filosofi… e dunque concetti e idee contano un po’ di più…

Gli ‘ingranaggi’ di Dio
La casualità fu rifiutata dalla scienza e dalla morale comune per secoli, finché un bel giorno essa non fu rivalutata dalla pratica del gioco d’azzardo (P. Hoffmann, Gli ingranaggi di Dio). Fatto sorprendente? Non molto, se si tiene conto del valore del calcolo, in ogni cosa… e della filosofia, se essa non se ne sta presso sé stessa…

C’era una volta…
C’erano una volta gli storiografi-scrittori, i filosofi-scrittori, i giuristi-scrittori. Scrittori, ché sapevano riversare nelle rispettive discipline di competenza la loro cultura generale e in tal senso i loro testi erano così personali, come inconfondibili, come leggibili. Ora io mi domando, sorridendo: v’è forse qualche scoglio o qualche siepe dietro cui si possa dire che si nascondono i nuovi scrittori di storia, filosofia e diritto?

La vittoria sulla distanza
1.- Abbiamo perso la distanza; abbiamo perso la battaglia contro la distanza. E solo per non perderci nella distanza…
2.- La vittoria tecnologica sulla distanza, ovvero su spazio-e-tempo (intendo il social network, come lo si definisce), ha il suo giusto prezzo: proiettare sull’altro, muovedo come da un proprio infinito soggettivo; dialogare sì ma quanto meno in tre, credendo di essere in due; intendersi, avendo però frainteso; al che si aggiunge quell’ordinario, assai umano, non riuscire a capire perché non si è capiti.

La crescita dello “sguardo”
Più cresce l’occhio, per dire lo “sguardo mentale e fisico”, più crescono la lontananza e la profondità (Nietzsche, Al di là del bene e del male, n. 57). Dunque tanto una qualsiasi verità sarà semplice bisogno quanto essa per risultare convincente dovrà sempre essere affidata al fanatismo…

Il volto
Quello che per me è il mio naturale evidente inseparabile volto e cioè quello che per me sono io, per gli altri è una maschera, che potrebbe essere di chiunque… o che potrebbe essere inimmaginabile…

La bontà d’animo
La bontà d’animo? Non sempre è debolezza; ma nemmeno me la sento di ritenere che essa sia forza…
E poi: potrà mai la bontà d'animo essere provata dalla sua facilità?

Utilitarianism
La cosa moralmente migliore per noi è augurare agli altri ogni bene, per tenerli il più ‘lontani’ possibile da noi, coi loro sentimenti che sono per lo più quelli che sogliono coltivare i sofferenti, gli insoddisfatti, gl’invidiosi, i frustrati…