lunedì 5 gennaio 2015

Pensieri sulla tirannide (Esercizi …)

Vittorio Alfieri



PRIMO PENSIERO (GLI ECCESSIVI DEMOCRATISMI)
La tirannide è alla fine una scelta "morale" dei 'cittadini'... e, se tanto mi dà tanto, essa fa séguito a un periodo di facili entusiasmi, fasi di vita edonistiche ed eccessi di democrazia (o rivendicazione illimitata di diritti) o, se si preferisce, eccessivi "democratismi"... (Vedasi il cd. "paradosso della democrazia" in Platone: difficile rapporto fra l’uomo e la libertà, impossibilità di una perfezione...)


SECONDO PENSIERO (LE FONTI DELL’AUTORITÀ)
Dov’è che l’autorità ha le sue fonti? Nella superstizione, nell'arrendevole motto omnis potestas a Deo, nella paura, nella ignavia, nel sentimento di conservazione di chi possiede quanto meno abbastanza, nel principio del “contraente più forte” e cioè nella pura legge del più forte, o nell’inguaribile intelligenza, che parla di contratto sociale? Certo è che l’ultima può spiegare tutte le altre; e dunque?


TERZO PENSIERO (LA SOCIETÀ TIRANNICA)
Una società squilibrata, nel perenne disagio, nella quale i molti siano nella condizione di ammettere che si possa fare ad altri ciò che mai si vorrebbe fosse fatto a sé stessi, nella quale ai molti sia dato considerare gli altri come mezzi, è una società in cui ciascuno sa che come si lascia tiranneggiare oggi così egli potrà tiranneggiare domani - ma forse già lo sta facendo.... Ed è qui lo scranno del tiranno, che agisce arbitrariamente e con violenza, nei confronti dei beni altrui, dell'altrui vita e contro quei principi morali che sono elevabili a nobili leggi universali…

QUARTO PENSIERO (“DATE A CESARE…”)
Se io dico “tirannide” e l’altro mi dice: no, “dittatura”, allora comprendo: costui bada più all’imposizione autoritaria e cioè al bastone, alla punizione corporale, alla sanzione finale - costui cioè cammina nei territori della paura del dolore fisico -, che non alla pratica tributaria (e da nobile e/o da gentiluomo) dell’impoverimento progressivo mediante produzione del debito, imposizione fiscale, sino alla miseria, alla riduzione in schiavitù e alla disperazione. 
Costui non pensa al valore centrale e supremo del rapporto di lavoro: alla decisività del lavoro frammentato, del corporativismo, del macchinismo spiritualizzato, finanche del solidarismo, ché se anche non vogliamo ammettere che tutto non conduce alla schiavitù, certo dovremmo sempre saper distinguere fra questa e la tirannide.
Insomma forse l’ignoranza e accettazione - nei fatti e atti - del contratto sociale vessatorio non dovrebbe stupirmi, ché esso e meglio il popolo che lo sottoscrive per tacito consenso - congiuntamente con certo ‘popolo di Dio’ - sarebbe stato un ottimo cliente del dott. Freud… 


QUINTO PENSIERO (TASSE E BALZELLI)
Non date a Cesare ciò che non è di Cesare, non date a Dio ciò che non è di Dio… Le tasse e i balzelli dipende da chi e da come e quando li impone; e debbono essere sottoposti al libero esame: essi possono essere infatti giusti o ingiusti, dovuti e non dovuti. Essi cioè scorrono su una via parallela rispetto a quelle dei governi e delle leggi… l’importante è non svegliarsi quando potrebbe essere troppo tardi…


SESTO PENSIERO (IL MONARCA E LA LEGGE)
La storia politica in quanto conflitto perenne fra il monarca e la legge: può prevalere l’uno e dovrebbe/potrebbe l’altra, ecco il succo del discorso. Ovvero, in termini conclusivi: il monarca se può esserlo, allora è tiranno.
È lo schema suggerito a suo tempo da Vittorio Alfieri, nel suo saggio giovanile sulla tirannide, coevo per stesura (siamo nel 1777 ca.) della Rivoluzione francese…
Ora, la mia curiosità è la seguente: possiamo farne ancora un buon uso, delle sottili osservazioni di Alfieri, con riferimento alle “democrazie” occidentali?