mercoledì 18 febbraio 2015

Il teorema delle stelle (ovvero l'esistenzialismo degl'"innocenti")



Tanto più è attuale il personalismo, nella generale decadenza della filosofia, tanto più esso si riforma, pur dichiarato morto o superato, quanto più lo sono, attuali, la massificazione, l’insicurezza, la vita come esperienza di rischio, la paura. 
Ovvero il suo messaggio si è dimostrato in grado di evolvere e/o trasformarsi, in presenza così di una malattia incurabile come di una guerra, come di un terremoto, o di un regime politico-economico che abbia in progetto - democrazia o non - di perseguitare i liberi e gli umili, o di massificare. A prescindere dal tempo; ma in presenza dei nemici dell’uomo, che sono così l'imprevedibile, come l'altro uomo, nascosto nell'ombra dell'altro; come la folla che sbanda o quella che assiste a un concerto rock, o che comunque plaude contenta e complice, quanto ogni forma di omologazione finanche “libera”, dettata dalla tecnologia incessante, ossessiva della novità, quanto il vecchio esercito, di cui parlava Freud, ecc. E laddove si possa dire che la sua forza non stia nella contrapposizione a una teoria precisa ma nella persona vivente e nel suo coraggio. 
Abbastanza chiaro può risultarne quindi il noto enunciato di Paul Ricoeur, secondo cui «Muore il personalismo, ritorna la persona» (Esprit, I, 1983, p. 113); quasi a lasciare intendere che se si annienta l'uno non si annienta l'altra - e beninteso anche viceversa. E più radicalmente avrebbe potuto dire Mounier: la persona non si definisce ma si vive. Mettendo sempre dinanzi alla filosofia uno stato d'animo in più, nel coinvolgimento nei fatti.