La "questione morale" sembra essersi impossessata
della facies elettorale e lo dimostra il problema delle liste
pulite. "Liste pulite" significa: espungere dalle liste dei
candidati per le prossime elezioni nazionali e regionali quei nominativi che
potrebbero risultare nocivi all'esito quantitativo del suffragio, prima ancora
che alla morale. Una questione morale? Sic
et non. Una questione logica, allora? Direi di no, relativamente. Piuttosto
alla fine giochi della psicologia elementare, che è branca della scienza politica.
Apparentemente un discorso chiaro, limpido, conseguente; ma nei
fatti una vicenda che ancora una volta rasenta la comicità e tocca la
psiche, al punto di subirne i ritorni. Infatti: io elido dagli elenchi - e
meglio prima induco a rinunciare alla candidatura - non chi ha una
'fedina penale sporca' ma chi è in ribasso di popolarità e potrebbe compromettere
con il suo curriculum penale la riuscita mia e di chi
come me sembra invulnerabile, rispetto agli atti giudiziari o alla pubblica
fama. Dunque nessuno potrà dimostrare che gli incandidabili siano i deboli, i
perdenti, gli "sfigati" cosiddetti; se invece sei tu, il popolo
irrazionale ti perdona. Con il che si ha un evidente "giro di
trottola" sul tacco della moralità: alla fine infatti non ci si libererà
del punto di partenza poiché lo si sarà camuffato.