Forse è solo una mia sensazione; ma la televisione, in questi
giorni, quantomeno nei suoi canali più illustri, sta dando ragione a quelle
correnti di pensiero - segnatamente ermeneutica e fenomenologia - che abbiamo lasciate, quasi ultimi lidi, a rappresentare la filosofia occidentale.
In altre parole: se ciò
che è mediatico è reale, allora si può sospettare che la realtà non sia eguale
a sé stessa. Dunque tutto è dicibile, mediaticamente, tutto è manipolabile: un vero crepuscolo di valori si comporta così, certezze ed evidenze ma nelle deboli presupposizioni!
La mia personale sensazione si riferisce alla immagine che la
tv sta fornendo in questi giorni della competizione elettorale, a ciò che
essa volens nolens ci sta inculcando: una immagine sostanziale, una
rappresentazione, una interpretazione. Che i più forse condividono
(beh, i dibattiti e i talk-show certo non mancano!) poiché
essa è dotata di una sua ragionevolezza e di un suo comfort: già, una qualsiasi spiegazione è preferibile a nessuna spiegazione. E ciò
tanto più è vero quanto maggiore è attualmente per il cittadino
telespettatore la difficoltà interpretativa.
Tre sarebbero dunque gli schieramenti politici che si vanno
profilando: uno di "destra", uno di "centro" e uno di
"sinistra". Quest'ultima potrebbe ottenere la maggioranza dei voti;
la destra è in recupero, rispetto a una sensibile flessione nei consensi dovuta
alla certa caduta istituzionale del suo leader carismatico; il
centro, dopo essersi guadagnata la candidatura di un leader ritenuto
ancor più prestigioso, si propone quale modello di moderatismo democratico
in un modo nuovo e cioè volendo rompere le catene del bipartitismo. E v’è poi
il diritto di voto riconosciuto alla cosiddetta “antipolitica”, che è un
fenomeno non so quanto singolare e non so quanto imprevedibile.