I diritti del corpo…
Una delle
nozioni più chiare, che ho appreso da Freud, è che il sesso, poi localizzatosi
in certe zone del corpo, era originariamente tutto il corpo... - lo è nel bambino e credo proprio lo sia, nelle età 'mature' -; il che rende
meglio comprensibile il principio (?) che il corpo sia luogo non solo del
piacere ma anche del dolore…
Ma è anche che il corpo sogna con noi ed è come qualcosa fosse così ad esso restituito…
Ma è anche che il corpo sogna con noi ed è come qualcosa fosse così ad esso restituito…
Naturalmente poi tutto questo, pur ammesso, lascia inalterata la domanda: ma il sesso, è riducibile a corpo?
Psiche della materia?
Psiche della materia?
Forse non
me lo sono domandato abbastanza: ma perché il corpo altrui alle volte ripugna e
alle volte attrae, quasi si avesse un campo gravitazionale?
Frutto di pregiudizi "morali" che galleggiano come brandelli di memoria, o che cosa? Sì, anche, credo; ma la domanda resta... e una definizione possibile - ma forse troppo sintetica - è: psiche della materia... e avremmo allora piacere e dolore come espressione di elementari fenomeni della fisica... laddove bene e male sarebbero per così dire estromessi dal principale campo percettivo... e andrebbero a formare il momento del giudizio... Ci si metta pure che si tratterebbe di una funzione "salutare" per la comunità.
Frutto di pregiudizi "morali" che galleggiano come brandelli di memoria, o che cosa? Sì, anche, credo; ma la domanda resta... e una definizione possibile - ma forse troppo sintetica - è: psiche della materia... e avremmo allora piacere e dolore come espressione di elementari fenomeni della fisica... laddove bene e male sarebbero per così dire estromessi dal principale campo percettivo... e andrebbero a formare il momento del giudizio... Ci si metta pure che si tratterebbe di una funzione "salutare" per la comunità.
Il
“perturbante”
1.- Il
“perturbante” pesca direttamente nella nostra insicurezza, o nelle nostre
paure… paura di vivere… nate nell’infanzia, ovviamente, ché tutto è nativo… e
difficilmente sradicabili…
2.-
Perturbante è “Ciò che ci è familiare ma che a un certo punto diviene/può
divenire spaventoso”. Qualcosa che naturalmente temiamo che possa non essere
goduto appieno, o che possa prendere altra direzione, che sia contrario ai
nostri più intimi progetti, o aspettative; che esso sia minacciato dall’ombra
del suo opposto ostile, inseparabile da esso, che faccia parte della sua stessa
natura... Paura che avvenga qualcosa per cui ciò che ci è familiare possa
rivelarsi spaventoso…
3.-
Approfondendo: un legame di fiducia totale, un innamoramento, che manteniamo
nella familiarità per dire che così lo teniamo anche nascosto… (Unheimlich,
dice Schelling, ripreso da Freud, è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere
segreto, nascosto, e che è invece affiorato)… nascosto-e-temuto proprio perché
rimosso, tenuto così lontano dal senso di colpa e cioè dall’autocensore, dalla
coscienza morale…
Pensiamo
per un momento alla evoluzione del cd. sosia:
a un certo punto nella storia del sosia s’insinua la figura del censore…
Poi nello
scritto freudiano, Das Unheimlich, perturbanti sono anche
la reiterazione, le coincidenze, la telepatia, il malocchio… tutte cose che
colpiscono e suggestionano.
4.- Heimliche è più cose o ha più aspetti, o
condizioni: è qualcosa di strano, di anomalo, che graffia le nostre calme
rappresentazioni; e nello stesso tempo è qualcosa che trapassa nel suo
contrario… anche linguisticamente…
Invece
che “perturbante” si potrebbe dire forse angoscioso,
o inquietante, laddove l'elemento angoscioso è
qualcosa di rimosso che ritorna… o tutto ciò che squilibra l’animo
mettendolo nel disagio, sottile ma profondo - per ciò appunto che attiene allo
stato morale che è provocato in noi.
5.- Nel
racconto indubbiamente intricato di Hoffmann (Der Sandmann,
ovvero Sabbiolino, il mago
delle fantasie/paure infantili indotte che getta la sabbia negli occhi dei
bambini, e dunque ne ‘castra’ la vista, se essi non dormono) cui Freud si sarebbe ispirato (“Hoffmann è il maestro ineguagliato del perturbante
nella sfera poetica”, nonché dell’intrico) per la sua operetta, si parla della colpa
degli occhi, del portare alla luce, ci s’innesta in questo eterno dibattito e
“perturbante” è la paura di
perdere gli occhi; “una tremenda angoscia infantile - nota Freud - causata
dalla prospettiva di danneggiare o perdere gli occhi”; salvo poi indicarne
(lui, Freud), riallacciandosi all’Edipo e a Shakespeare, quale unica chiave
esegetica, quella della sessualità (“abbastanza spesso un sostituto della paura
dell'evirazione”), non la sede immediata di essa, beninteso, ma il corpo come
forma identitaria; dunque morto il padre sostituirsi al padre, come Edipo; e
tutto questo - è ovvio - inconsciamente e colpevolmente cioè tenendo lontana ma
per ciò in presenza… la colpa, quasi come sale della innocenza e naturalità…
Perdere
gli occhi ma perderli poiché essi non avrebbero dovuto vedere (coscienza,
luce, che toglie e chiama in scena l’ombra) ciò che invece hanno poi visto; non
avrebbero dovuto fare quello che poi hanno fatto…
Laddove vedere sta per tradire, infrangere il
nascosto-familiare (meccanismo della sottrazione alla conoscenza,
dell’inconscio)… infrangere l’amore paterno-e-materno; e non poter non sentire-pensare-immaginare
tutto questo come un che di sinistro, che dà i brividi (Klinger, sempre
riferito da Freud)…
6.- Freud
mette in riga l'animismo, la magia e l'incantesimo, l'onnipotenza dei pensieri, la relazione con la morte, la ripetizione involontaria e il complesso di evirazione…
7.- Lucrezio aveva già detto qualcosa come
“la natura la puoi gettare via con la forza ma ti ritornerà sempre tra i
piedi”: la bambola meccanica che sembra scrutarti negli occhi… la domanda è: se
lo avessi previsto, quell’effetto conturbante, l’avrei fabbricata o comprata
quella bambola? Perché ho paura che abbia sentimenti umani, che possa cambiare
la mia vita, ecc. ecc.
8.- Altra
possibilità di rilettura. I dèmoni di Feuerbach: anticipano in qualche modo il perturbante di Freud (che ad esempio in Totem e tabù parla abbastanza di dèmoni, in un modo ben circoscritto); nel primo caso sono istinti
repressi, che si ripresentano in forma di diavoli, nel secondo si ha il
riemergere di qualcosa di rimosso e, stando al significato ambivalente di Heimlich, qualcosa di come
familiare e nello stesso tempo di tenuto segreto…