Spesso i suoi fautori pensano la costituzione materiale in
contrapposizione alla costituzione formale. Spesso emerge dalle loro posizioni realistiche l’antilluminismo dei
romantici dell’ottocento, certo corroso e ridicolizzato dal tempo storico e sempre
alla ricerca di teorizzazioni d’occasione.
Ma è bene chiarire subito un concetto: non si dà oggi e
non da oggi moderno Stato senza costituzione, e alludo alla costituzione
formale, ovvero a un testo composto di disposizioni scritte, inserito in modo gerarchicamente
autorevole nel cosiddetto “diritto positivo”. E se questo è ammissibile, e
taluno cita imprudentemente Aristotele e la sua politeìa, allora la costituzione materiale può essere pensata in
più modi: in uno regressivo, ante rivoluzione francese e in uno progressivo,
come accade da ultimo in un limpido intervento del prof. Bettinelli sulla
questione della democrazia diretta, segnatamente dell’istituto referendario. Il
quale autore parlando di “arricchimento istituzionale”, constata negli sviluppi
della nostra storia popolar-costituzionale una “riesumazione” e di lì un ricorso
crescente a questo istituto, segnatamente nella sua tipologia abrogativa, su
temi importanti per i nostri costume e morale nazionale. E ciò sarebbe
avvenuto ed è avvenuto dagli anni settanta in poi, dopo che - va sottolineato -
quell’istituto era uscito ridimensionato dai lavori della Costituente (e anche oggi accade che le istituzioni tentino di porre un freno all'istituto). E all’aspetto
formale aggiungerei necessariamente quello sostanziale, relativo cioè al
contenuto o tenore normativo, che deve valere a spiegare anche quello formale,
in base a un principio d’inseparabilità.