Ora sembra quasi in Italia che chi si era installato nel “palazzo” -
e cioè la classe politica, in grado di risolvere solo i problemi (immaginati, irreali?) che essa aveva
ideato per sé stessa e anche contribuito a procurare - rischi di restarvi
chiuso dentro. Che insomma per i suoi occupanti il palazzo o se vogliamo il castello
(palatium, castellum: latini che trasudano entrambi sensi medievali, tanto quanto il nostro sistema dei tributi) possa tramutarsi in una prigione. Da possesso dunque a trappola, o labirinto.
Ancora il palazzo, dunque. Oggi però la situazione appare un po’ più complessa, rispetto
a quando l'immagine fu coniata da Pasolini, anche perché i numeri
dicono che parte del popolo arrabbiato è entrata in certi edifici del potere, in modo legittimo, formale; ma senza volersi
fare coinvolgere dalla filosofia abitativa ivi invalsa, rifiutando cioè sino alla ostinatezza pura ogni
compromesso con i suoi dimoranti tradizionali. E questo mentre fuori ora si
accendono qua e là i primi fuochi d’insurrezione, si fa
pressante e a tratti cieca la intolleranza nei confronti di una sorta di riedizione in tono minore dell’ancien régime:
un regime politico parassitario, avvolto nella corruzione, nel lusso e nello
spreco.
Naturalmente bisogna mettere nel conto la eventualità che
il palazzo possa essere abbandonato dai suoi occupanti tradizionali, frammista
all’altra, che è forse più una speranza di molti: che esso possa essere messo a ferro e a fuoco in occasione di un
qualche tumulto. Scenari grosso modo non
nuovi, caratteristici del tempo che viviamo ma
non solo; laddove l’economia sia intenta a produrre la sua merce più congeniale,
ovvero nuova povertà, nuovi debitori e nuove censure - e lo faccia spudoratamente
con la forza.
Sappiamo degli aspetti socio-economici della Rivoluzione
francese, grazie soprattutto alla indagine del compianto professor Soboul;
sappiamo, per averle viste in teletrasmissione, delle rivolte recenti nel Nord-Africa; della insofferenza nei confronti di regimi autoritari. Sappiamo degli scricchiolii dei vari sistemi economici, o del loro
tentativo di rimodularsi; sappiamo della storia della lotta fra le classi sociali
e parimenti che l’impoverimento di una nazione non è l’impoverimento
di una intera nazione.