Al di là delle condotte
giudicabili come anticoncorrenziali poste in essere dalla famosa casa di
Redmond nella commercializzazione di un suo browser e al di qua
dell’indole stessa della giurisprudenza, chiamata sempre a specchiarsi in
fatti, persone e cose, il caso U.S. v. Microsoft - la più
imponente vicenda antitrust del nostro tempo, celebrata nel
pieno spirito del Common Law - è valso a riunire due profili
problematici in uno: la tendenza naturalmente monopolistica insita nel mercato
classico - quello per così dire delle merci “esteriori” - e la tendenza
“naturalmente” monopolistica insita nel mercato del software e
dello hardware - ma soprattutto nel primo -, contraddistinto
da merci cosiddette “pensanti”.
interventi di libero pensiero su temi storici, filosofici e di attualità
venerdì 19 luglio 2013
Il caso Microsoft del 2001 (a proposito anche della fiaba del "libero mercato")
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