sabato 19 gennaio 2013

I partititi politici e la crisi: corruzione e inettitudine




Può sembrare paradossale (e nulla esclude che lo sia, anzi); ma mai come in questo periodo l’adesione a un partito politico si presenta come un fatto morale; sia a causa di quel demonietto che può far dire all’avv. Longo, in un modo impeccabilmente freudiano, che anche i delinquenti hanno diritto ai loro rappresentanti parlamentari - ed egli avrebbe forse fatto bene o a dichiarare: “solo a Dio è dato giudicare”, ma è proprio questo che alla fine mi è dato capire; o a negare (pur appartenendo magari alla trista “parrocchia” lombrosiana) che esista il vero delinquente, per esservi sempre, laddove ritualmente incrocino prescrizione e giudicato penale, la prova impossibile (eppoi: chi è senza peccati scagli la prima pietra, secondo la spigliata lezione craxiana) -. Sia perché è colpevole chi confessa le proprie colpe; sia nel senso che i delinquenti prima o poi saranno giudicati dal tribunale della storia; sia nel senso che le persone per bene,  ogniqualvolta i politici corrotti siano smascherati e processati, si sentono in qualche modo rinvigorite. 
Se non ricordo male, un clima analogo a quello odierno lo si era respirato al tempo di “mani pulite”, con i leghisti a farla da moralisti e castigatori - e non solo i leghisti -; ma poi vi sarebbero stati gli sviluppi contraddittori che tutti conosciamo.
E anche: le prime denunce della partitocrazia presumibilmente avrebbero dovuto indurre al sospetto: esse piovevano - ora lo possiamo pensare - su un paesaggio già inquinato. Non era insomma, quella del Partito radicale, semplice politologia di stile.
Una cosa comunque è certa: la crisi della prima e seconda repubblica - a voler scimmiottare un po’ la storia e cultura francesi - lo era e lo è dei partiti, oramai logori, inadatti a interpretare le cose e a promuovere il bene comune. Evidentemente noncuranti del contesto storico-economico-sociale; ignoranti, con poco cervello, rispetto ai temi imposti dalla realtà. Incapaci sostanzialmente di leggere l'evidenza. 
E a questo punto si rafforza il sospetto: che se quello che si smaschera e indigna è lo spreco di soldi, sono le offese alla povertà e alla dignità del lavoro e dunque - per ricorrere a immagini evangeliche - al Cristo, al Viandante…, quello che preoccupa nell’ombra è realiter l’inettitudine.
Che i partiti siano “casta” forse è anche una elegante etichettatura, godibile dialogicamente nei salotti e nei talk-show; mentre assai più efficace nel suo sobrio realismo resta l’immagine pasoliniana del “palazzo”, tesa a indicare la dissociazione di ogni classe politica che segua certi modelli rispetto alla realtà, che non è un semplice oggetto e che non risiede preferibilmente nei film. 
È insomma come se corruzione, concussione e truffa ai danni dello Stato nascondessero un forte sospetto, la paura del quale si tende a non confessare: che i partiti siano inadeguati alla politica, che la futura conduzione delle cose chiede altri soggetti; forse anche simili ma certo più dotati di carattere sociale; già; ma quali? Laddove la preoccupazione sembra essere della politica, di non riuscire, prima ancora che dei governati, di essere danneggiati, o derubati.
Qualche partito come il Democratico ha tentato la strada delle primarie, ovvero di ripulire il sangue, facendo sì che fossero gli elettori stessi a designare i candidati, nuovi quando più giovani; qualche movimento e partito ha promosso concorsi on line per selezionare le candidature; altri soggetti politici invece sono rimasti un po’ fermi, quasi paralizzati e non sono mancate le nuove formazioni nonché le proverbiali fuoruscite. Ma questo - mi domando - basterà? Emerge qua e là nuova spregiudicatezza, modernismo ambiguo come è nel caso delle primarie, che sono aperte a tutto e a tutti. E l’impressione  al di là di tutto è comunque che sia la morale a prestarsi da qualche tempo a essere ideologia. Ma è questo veramente il destino: che un intero popolo sia diviso fra onesti e disonesti, prima ancora che tra destra e sinistra? E a questo punto, chi mai metterà fine alla repubblica dei disonesti? 

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