mercoledì 23 gennaio 2013

Gli "incandidabili", ovvero il dogma delle liste "pulite"





La "questione morale" sembra essersi impossessata della facies elettorale e lo dimostra il problema delle liste pulite. "Liste pulite" significa: espungere dalle liste dei candidati per le prossime elezioni nazionali e regionali quei nominativi che potrebbero risultare nocivi all'esito quantitativo del suffragio, prima ancora che alla morale. Una questione morale? Sic et non. Una questione logica, allora? Direi di no, relativamente. Piuttosto alla fine giochi della psicologia elementare, che è branca della scienza politica. 
Apparentemente un discorso chiaro, limpido, conseguente; ma nei fatti una vicenda che ancora una volta rasenta la comicità e tocca la psiche, al punto di subirne i ritorni. Infatti: io elido dagli elenchi - e meglio prima  induco a rinunciare alla candidatura - non chi ha una 'fedina penale sporca' ma chi è in ribasso di popolarità e potrebbe compromettere con il suo curriculum penale la riuscita mia e di chi come me sembra invulnerabile, rispetto agli atti giudiziari o alla pubblica fama. Dunque nessuno potrà dimostrare che gli incandidabili siano i deboli, i perdenti, gli "sfigati" cosiddetti; se invece sei tu, il popolo irrazionale ti perdona. Con il che si ha un evidente "giro di trottola" sul tacco della moralità: alla fine infatti non ci si libererà del punto di partenza poiché lo si sarà camuffato.