sabato 30 maggio 2015

Pillole postfreudiane





I diritti del corpo…
Una delle nozioni più chiare, che ho appreso da Freud, è che il sesso, poi localizzatosi in certe zone del corpo, era originariamente tutto il corpo... - lo è nel bambino e credo proprio lo sia, nelle età 'mature' -; il che rende meglio comprensibile il principio (?) che il corpo sia luogo non solo del piacere ma anche del dolore… 
Ma è anche che il corpo sogna con noi ed è come qualcosa fosse così ad esso restituito… 
Naturalmente poi tutto questo, pur ammesso, lascia inalterata la domanda: ma il sesso, è riducibile a corpo?



Psiche della materia?
Forse non me lo sono domandato abbastanza: ma perché il corpo altrui alle volte ripugna e alle volte attrae, quasi si avesse un campo gravitazionale? 
Frutto di pregiudizi "morali" che galleggiano come brandelli di memoria, o che cosa? Sì, anche, credo; ma la domanda resta... e una definizione possibile - ma forse troppo sintetica - è: psiche della materia... e avremmo allora piacere e dolore come espressione di elementari fenomeni della fisica... laddove bene e male sarebbero per così dire estromessi dal principale campo percettivo... e andrebbero a formare il momento del giudizio... Ci si metta pure che si tratterebbe di una funzione "salutare" per la comunità. 


Il “perturbante”
1.- Il “perturbante” pesca direttamente nella nostra insicurezza, o nelle nostre paure… paura di vivere… nate nell’infanzia, ovviamente, ché tutto è nativo… e difficilmente sradicabili…
2.- Perturbante è “Ciò che ci è familiare ma che a un certo punto diviene/può divenire spaventoso”. Qualcosa che naturalmente temiamo che possa non essere goduto appieno, o che possa prendere altra direzione, che sia contrario ai nostri più intimi progetti, o aspettative; che esso sia minacciato dall’ombra del suo opposto ostile, inseparabile da esso, che faccia parte della sua stessa natura... Paura che avvenga qualcosa per cui ciò che ci è familiare possa rivelarsi spaventoso…
3.- Approfondendo: un legame di fiducia totale, un innamoramento, che manteniamo nella familiarità per dire che così lo teniamo anche nascosto… (Unheimlich, dice Schelling, ripreso da Freud, è tutto ciò che avrebbe dovuto rimanere segreto, nascosto, e che è invece affiorato)… nascosto-e-temuto proprio perché rimosso, tenuto così lontano dal senso di colpa e cioè dall’autocensore, dalla coscienza morale
Pensiamo per un momento alla evoluzione del cd. sosia: a un certo punto nella storia del sosia s’insinua la figura del censore…
Poi nello scritto freudiano, Das Unheimlich, perturbanti sono anche la reiterazione, le coincidenze, la telepatia, il malocchio… tutte cose che colpiscono e suggestionano.
4.- Heimliche è più cose o ha più aspetti, o condizioni: è qualcosa di strano, di anomalo, che graffia le nostre calme rappresentazioni; e nello stesso tempo è qualcosa che trapassa nel suo contrario… anche linguisticamente…
Invece che “perturbante” si potrebbe dire forse angoscioso, o inquietante, laddove l'elemento angoscioso è qualcosa di rimosso che ritorna o tutto ciò che squilibra l’animo mettendolo nel disagio, sottile ma profondo - per ciò appunto che attiene allo stato morale che è provocato in noi.
5.- Nel racconto indubbiamente intricato di Hoffmann (Der Sandmann, ovvero Sabbiolino, il mago delle fantasie/paure infantili indotte che getta la sabbia negli occhi dei bambini, e dunque ne ‘castra’ la vista, se essi non dormono) cui Freud si sarebbe ispirato (“Hoffmann è il maestro ineguagliato del perturbante nella sfera poetica”, nonché dell’intrico) per la sua operetta, si parla della colpa degli occhi, del portare alla luce, ci s’innesta in questo eterno dibattito e “perturbante” è la paura di perdere gli occhi; “una tremenda angoscia infantile - nota Freud - causata dalla prospettiva di danneggiare o perdere gli occhi”; salvo poi indicarne (lui, Freud), riallacciandosi all’Edipo e a Shakespeare, quale unica chiave esegetica, quella della sessualità (“abbastanza spesso un sostituto della paura dell'evirazione”), non la sede immediata di essa, beninteso, ma il corpo come forma identitaria; dunque morto il padre sostituirsi al padre, come Edipo; e tutto questo - è ovvio - inconsciamente e colpevolmente cioè tenendo lontana ma per ciò in presenza… la colpa, quasi come sale della innocenza e naturalità… 
Perdere gli occhi ma perderli poiché essi non avrebbero dovuto vedere (coscienza, luce, che toglie e chiama in scena l’ombra) ciò che invece hanno poi visto; non avrebbero dovuto fare quello che poi hanno fatto…
Laddove vedere sta per tradire, infrangere il nascosto-familiare (meccanismo della sottrazione alla conoscenza, dell’inconscio)… infrangere l’amore paterno-e-materno; e non poter non sentire-pensare-immaginare tutto questo come un che di sinistro, che dà i brividi (Klinger, sempre riferito da Freud)…
6.- Freud mette in riga l'animismo, la magia e l'incantesimo, l'onnipotenza dei pensieri, la relazione con la morte, la ripetizione involontaria e il complesso di evirazione…
7.- Lucrezio aveva già detto qualcosa come “la natura la puoi gettare via con la forza ma ti ritornerà sempre tra i piedi”: la bambola meccanica che sembra scrutarti negli occhi… la domanda è: se lo avessi previsto, quell’effetto conturbante, l’avrei fabbricata o comprata quella bambola? Perché ho paura che abbia sentimenti umani, che possa cambiare la mia vita, ecc. ecc.
8.- Altra possibilità di rilettura. I dèmoni di Feuerbach: anticipano in qualche modo il perturbante di Freud (che ad esempio in Totem e tabù parla abbastanza di dèmoni, in un modo ben circoscritto); nel primo caso sono istinti repressi, che si ripresentano in forma di diavoli, nel secondo si ha il riemergere di qualcosa di rimosso e, stando al significato ambivalente di Heimlich, qualcosa di come familiare e nello stesso tempo di tenuto segreto…