L’irlandese Edmund
Burke, nella sua invettiva ragionata contro la rivoluzione francese (Reflections on the Revolution in France),
lasciò intendere (dicendo di ispirarsi al modello anglosassone) che si sarebbero potute
avere libertà e democrazia senza l’azione di quei soggetti, popolari e borghesi (era l’orribil
giacobinismo) per i quali soli pur esse avevano invece un senso; ovvero senza oligarchie e
violenza; e che forse quella rivoluzione non sarebbe stata poi così necessaria.
Edmund Burke |
Joseph de Maistre |
Dal canto suo anche Alessandro Manzoni, nel suo frammento (sempre) sulla rivoluzione francese, avrebbe condannato in nome dello spirito cristiano la violenza e l’egualitarismo rivoluzionari (non si può ottenere qualcosa con mezzi che non ne condividano la natura); e troviamo tuttora posizioni analoghe, sia pure con toni meno raffinati e colti, in scrittori e studiosi e storiografi che hanno criticato l’unificazione nazionale d’Italia (risorgimento come rivoluzione laica, borghese, empia) in nome dei diritti sovrani della Chiesa Romana e soprattutto del papa; mentre vi sono tuttora filosofie che ritengono Cartesio responsabile dei mali della modernità e ignorano la storia quale spirito e quale documentazione. Per la verità la figura di Manzoni è stata associata, al pari di quelle del Rosmini e del Gioberti, a quelle del cattolicesimo liberale italiano; ma considerando implicitamente come liberale un pensiero vario e multiforme, forse una cornice un po’ di comodo. O potendosi anche giudicare fondata la differenza fra liberalismo cattolico e cattolicesimo liberale.
Ora io mi dico: in fondo tutto è pensabile, ovvero lo è tutto e il contrario di tutto; ma buona parte delle idee e concetti rischia così di legarsi alle affermazioni gratuite, alla immaginazione, alla psicologia personale arbitraria o a quanto di più personale, trascendentale e inconfessato si annida nell’uomo, ovvero la sessualità. Minori forse - interessanti i rimproveri mossi dalla Wollstonecraft sua coeva a Burke, in nome dei diritti degli uomini - i legami con la sicurezza della proprietà: per chi ne ha molta e ad essa rapporta e commisura nolens volens l’ordine sociale. In questi casi si ha per così dire libertà della teoria piuttosto che teoria della libertà. Anche se non si può certo escludere che la critica dei fatti storici possa alle volte aiutare il pensiero a crescere o che una teoria fantasiosa possa celare nella forma, allegorica o metaforica, un pensiero nuovo.
Alessandro Manzoni |
Posizioni teoriche
come quelle brevemente esposte vorrei qui provarmi a definirle in una parola
anticrocianesimo. Il torrente o il
fiume che non si può arrestare, la restaurazione che non avrebbe potuto negare storicamente o scancellare la
rivoluzione dell’ ’89 con la sua religione della libertà, ecc.: ecco un tratto
caratteristico di Benedetto Croce; il cui pregio è stato quello di avere promosso
cultura pensando la libertà non scissa dalla storia. Pensiero congeniale fra
gli altri a Gramsci suo contemporaneo, suo critico, di matrice politica diversa e ad
altri ancora, tutti in questo in qualche modo catalogabili come liberali.
Dunque conservatore
non significa necessariamente liberale, ché conservare non è sinonimo di
liberare. Ma bisogna ammettere che se della parola si è abusato è perché essa è insidiosa e non poco, dal punto
di vista semantico: Groot ad esempio era liberale? Pufendorf, lo fu ante litteram? O quanto lo furono Kant, Strauss o Feuerbach? O Smith? O è che nel pensiero di ciascuno di essi è ravvisabile del liberalismo?
Certo è che “liberale”
non è colui che rifiuta la storia come si può rifiutare un pasto perché non piace. Costui lo si potrebbe definire piuttosto conservatore, tradizionalista, controrivoluzionario
oppure reazionario, od oscurantista. Profili che ricordano tutti un po’ l’atmosfera
che si apprezza in un romanzo di Pavese, Paesi
tuoi se non erro, nel quale una
giovane contadina, ferita mortalmente al collo dal fratello con un tridente, veniva
lasciata morire dissanguata fra le preghiere dei congiunti e amici, senza che
nessuno avesse pensato tempestivamente a chiamare il medico, invece che il
prete - il che sarebbe valso probabilmente a salvare la vita alla poveretta.
Insomma alle volte se si ha a che fare con orgoglio e pregiudizio, o con l’ignoranza, o con che altro, non per questo si tratta di
liberalismo. O almeno è questo che io mi sforzo di credere, rifiutando ogni forma di
libertà irrazionale, o isterica, o di ... libertà dalla libertà. E ogni definizione che non faccia chiarezza su
ciò che essa definisce.
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